Il canto di Natale di Charles Dickens è una delle mie storie preferite.
Credo di aver visto non so quante versioni. Ne ricordo una molto paurosa con dei giovani e bravissimi Albert Finney e Alec Guinness, con tanto di sequenze all’inferno, una più allegra con Bill Murray, assurdamente tradotta con Sos Fantasmi e ovviamente adoro l’episodio di Doctor Who ispirato a questo libro.
Potevo dunque esimermi dal vedere Charles Dickens – L’uomo che inventò il Natale di Bharat Nalluri con protagonista un sensualissimo e bravissimo Dan Stevens?
Ovviamente no.
Stevens è famoso per le serie tv cult Legion e Downton Abbey oltre che della versione live action de La Bella e la Bestia, firmata Disney.
Come si sa il film è tratto dall’omonimo romanzo di Les Standiford, che a sua volta si ispira appunto al Canto di Natale di Dickens.
La vicenda è di, per sé, un po’ romanzata, racconta di quando il giovane scrittore inglese, già famoso ma in crisi creativa, dovette autopubblicarsi proprio quel libro, scrivendolo in tre settimane, in quanto era d’accordo con un tipografo per una data precisa, ovvero la vigila di Natale.
Come è detto la storia è assai romanzata.
Ciò che è interessante e non può non far emozionare gli amanti del Canto di Natale, è che i personaggi del libro prendano vita, dal momento in cui Dickens trova il nome giusto per loro, a cominciare dal terribile Scrooge(qui interpretato dal grande Christopher Plummer), che si ritroverà a dare e ricevere una lezione dal suo stesso creatore.
Il loro percorso, infatti, scorrerà in parallelo, e se Dickens non arriverà ad affamare i poveri e a dimostrarsi gretto e meschino, sarà sicuramente per lui un percorso purificatore quello vissuto accanto alla sua creatura, che gli permetterà di riscoprire valori perduti e scrivere al meglio la sua opera, facendo commuovere tutti.
Del resto chi di noi non ha avuto paura dei fantasmi del Natale passato, presente e futuro?
E chi non ha pianto quando il povero piccolo Timmy si è salvato? E proprio grazie ai soldi dell’avaro Scrooge che si prenderà cura di lui e “verrà curato dal piccolo Timmy” per dirla con le parole della cameriera, Tara, che è anche il fantasma del Natale passato, in primis per risvegliare la coscienza sopita di Charles, che l’aveva licenziata senza motivo.
Senza il Canto di Natale non avremmo avuto tantissime storie, in primis La vita è meravigliosa.
E senza il Canto di Natale non avremmo capito quanto il fantasy possa fare una feroce critica sociale (ai tempi i poveri erano considerati meno di zero) e nel contempo darci la speranza per il domani, la voglia di continuare a sognare e a credere nel buono delle persone.
Ergo lode a Dickens e a questo piccolo delizioso film, capace di emozionare, dando un volto un po’ stralunato, affascinante e umano allo stesso scrittore, che dà di nuovo una lezione a tutti noi.
Quanto è bello il potere della parola, la capacità di sentire veri personaggi immaginari e di poter vivere attraverso loro e con loro.
Quanto è bello poter vedere Dickens parlare con Scrooge e i tre fantasmi, tutti lugubri e teneri nel contempo.
Come siamo tutti dopotutto.
Curiosità:
A proposito di Doctor Who in questo film ci sono almeno 3 attori del celebre telefilm.
Ian McNeice, che interpretava Churchill in diversi puntate della quinta stagione.
Annette Badland, la slitheen buona, che aveva rubato il corpo a Margaret, in vari episodi della prima.
E Simone Callow, che era proprio Dickens nell’episodio “I morti inquieti”